20 mag 2008

E chi riusa se stesso, paga?

Suggerisco ai "miei" giovani ingegneri informatici di leggersi il bell'articolo di fine aprile 2008 (Corradini e altri) presentato alla Conferenza sul Software Libero.
Si dibatte del riuso del software nella P.A. e si spiegano bene le perverse pratiche invalse nel magico mondo dell'egovernment italiano. Materie difficilmente trattate a Forum PA! INSOMMA, IL MODO DI FARE RIUSO NELLA P.A. ITALIANA HA SOSTANZIALMENTE GENERATO NON CERTO LA PROLIFERAZIONE DI OPEN SOURCE E/O DI SOFTWARE LIBERO, MA PROPRIO IL SUO OPPOSTO: la rincorsa alla proprietà pubblica del software in ogni progetto di egov (all'italiana). Corradini spiega meglio di me, anche giuridicamente, perchè avviene tutto questo.

Nella mia esperienza avviene perfino l'assurdo beckettiano: c'è un Comune (grande mica male!) proprietario di un software di servizi on line (chiamiamolo A) e che ne sta sviluppando altro (chiamiamolo B) , sempre con soldi di terzi (Regione, Stato, UE, ..in fondo nostri)...Bene, accade che qualcuno su al Comune pensa, ma seriamente (?), che B debba riusare A (pur essendo il Comune identico proprietario di A e B) attraverso un'opportuna dazione di denaro....Abbiamo inaugurato il riuso all'interno di una stessa Amministrazione! C'è qualcosa di libero in tutto questo? Attenzione: il business ICT non finisce affatto con i web services, ma comincia proprio da lì. Però non è che non si debbano mai più compilare pezzi di codici, anzi: la system integration si fa proprio così! ma quando il software è PUBBLICO e il mercato è la PA, debbono valere altre regole. Codice aperto significa anche software di buona qualità e documentato; non sarebbe meglio cominciare, allora, proprio dalla trasparenza e dalla qualità?
Lo so, sono un alieno....

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