8 dic 2006

Retoriche dell'Innovazione

Lunedi prossimo si discute L'INNOVAZIONE NECESSARIA a Roma presso la Fondazione Basso. Il Secolo della Rete mi ha consentito di vederne già da tempo molti articoli e contenuti. La lettura del contributo di Giulio De Petra mi ha riconciliato con uno dei principali responsabili (ma sarà stato poi così rilevante il "suo" ruolo?) delle STANCHE politiche dell'egovernment nazionale, targato centrodestra. Osservo che il suo odierno ragionamento, tutto interno ad un quadro di necessaria evoluzione della politica dell'Unione e del centrosinistra, pone domande e questioni giuste. In particolare Giulio si chiede come l'anima riformista "moderata" e/o quella cosiddetta "radicale" nel nuovo governo sapranno davvero guardare al cambio di paradigma socio-culturale che la Rete porta con sè, ben al di là delle componenti tecnologiche-industriali (tlc, IT, ecc.) che spesso vengono scambiate da chi governa per la sostanza del mondo della Rete.
Giulio dice a proposito delle tecnologie della Rete, ed io conconcordo totalmente,
che chi ne parla molto non sa usarle, chi potrebbe usarle politicamente non ne parla abbastanza.

Forse è questo il problema che impedisce di andare nella direzione auspicata da Giulio:
Retoriche inefficaci di modernità e diffidenze pregiudiziali andrebbero
rovesciate nel riconoscimento di una doppia, reciproca opportunità:
non vi è innovazione efficace abilitata dalle tecnologie di rete
se non nel contesto di un radicale cambio di paradigma nell’organizzazione
produttiva e sociale; non vi è possibilità di un cambiamento radicale dell’organizzazione economica e sociale senza un uso pervasivo e politicamente consapevole delle tecnologie di rete.


Ne consegue un suggerimento molto (forse troppo) coraggioso: considerare la conoscenza come un bene comune, sottratto alle regole del mercato (dalla politica!), sulla scorta degli esempi tipici della produzione e distribuzione in rete della conoscenza: qualcosa che effettivamente il popolo della rete quotidianamente opera....Qui non si capisce se Giulio abbia in mente anche la distribuzione "libera" di contenuti digitali o solo di servizi e di software Open pronti al "riuso".
La utopica e bellissima frase di Giulio che apprezzo tanto (MA CHE VORREI DISCUTERE A FONDO) viene qui:
La pretesa di utilizzare le leggi del mercato per produrre e distribuire
conoscenza mediante le tecnologie di rete è irrealistica e determina quella che siamo abituati a chiamare la “scarsità artificiale” che impoverisce e deforma la sua “ricchezza naturale
”.

Sono convinto che questo sia il nodo dell'innovazione in Rete nei prossimi anni, ma ho qualche dubbio che si possa sfidare il mercato (e anche la povera politica che lo stesso De Petra denuncia) con tanto facile entusiasmo. In fondo proprio sulla coniugazione equa tra mercato e "commons" si gioca la battaglia sui Contenuti Digitali e sull'Accesso Neutro e Libero dei cittadini alla rete (basti vedere, ad esempio, la battaglia per l'iDRM di DMIn.it e/o la diffusione del wimax contro le RETI chiuse dell'IPTV).
Non c'è dubbio che ci sia ancora tanto da lavorare (e da riflettere sul mercato all'epoca della Rete), ma non me la sentirei così facilmente di immaginare che la "ricchezza naturale" sia una moneta di tanto facile circolazione (come difendiamo, altrimenti, il reddito e la creatività di autori, artisti, progettisti, scrittori, ecc.?). Meditiamoci su...QUESTA POLITICA NON POSSIAMO CHE FARLA NOI E NON I POLITICI DI PROFESSIONE, CHE A STENTO CAPISCONO I MERCATI DELLE TLC E DELLE RADIO-TV!

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