14 feb 2009

Applicabilità della teoria delle catastrofi a sistemi umani di presa delle decisioni


Sarà stato il freddo di questi giorni..ma ho ripreso in mano il libro di René Thom che avevo fin dall'85 sullo scaffale dei miei classici "tosti": Metodi matematici della Morfogenesi (edizione '85 dell'Einaudi). Giaceva purtroppo, in seconda fila, a fianco di vari Prigogine, Putnam, Zeeman (sempre sulle catastrofi), Dennett, Dawkins, ecc.. Ho riscoperto anche un bel libro sul Caos che mi era stato regalato a Tecnopolis nell'85 (sul mitico Istituto di SantaFè), da un amico "robotico" appena ritrovato su FB (Grazie Adriano!). Lontano dagli occhi, lontano dalla mente (?)..meglio ritrovarli, questi testi, questi libri, per evitarsi superficiali scorribande su vari wiki, o sul web, magari saltando le chiacchiere divulgative di Odifreddi, per evitare le buche più dure.. . Però che fatica!
Non vi ammorberò sui dettagli, troppo complicati per questo blog che ormai ha 40 lettori al giorno ( e non più i soliti 4!): la necessaria impellente rilettura di Thom si spiega con il mio recente incontro con il prof. Gerardo Iovane (di UNISA) con il quale sto lavorando a varie ipotesi di impiego applicativo (molto pratico) della Teoria delle Catastrofi o di altre metodiche di gestione matematica della complessità per applicazioni di Sicurezza (e a mio modo di vedere anche di Protezione Civile, Difesa, ecc.).
Naturalmente, come al solito, questo post non racconta la vera storia dell'impresa, del progetto e della strategia che sta dietro questa specifica ricerca...Il punto importante è un altro: la morfogenesi si occupa molto schematicamente di come evolve la dinamica di sistemi "strutturalmente stabili" (quindi resistenti a piccoli disturbi), sia naturali che artificiali, in prossimità di alcuni "attrattori" che ne possono deviare il corso ordinario di comportamento. Le 7 catastrofi di Thom possono spiegare molto bene qualitativamente dinamiche non lineari generalizzate, sia nella natura vivente che in quella inanimata.
La T.C. non è mai troppo piaciuta ai fisici e ai matematici applicati, che tuttavia non hanno mai potuto disconoscere la portata rivoluzionaria esplicativa, ermeneutica, di una così potente formalizzazione astratta, inoppugnabile, e che rimane una pagina essenziale della scienza del '900 e di quella della complessità. Non a caso Thom (Fields Medal della Matematica) era un "topologo", un "geometra", insomma un "platonico-eracliteo", di quelli, quindi, che se ne sono fregati dei metodi quantitativi e delle evidenze sperimentali, e ne erano pienamente coscienti in vita.

INFATTI, SCRIVEVA:

Ciò che è importante in un modello non è il suo accordo con l'esperienza ma al contrario la sua portata ontologica, ciò che esso afferma su come avvengono i fenomeni, ciò che esso descrive dei loro meccanismi soggiacenti.
....infatti, data una qualunque morfologia empirica è sempre possibile costruire un modello quantitativo - contenente un numero sufficiente di parametri arbitrari - che rendano conto dell'esperienza con una data d'approssimazione. Se si vuole ottenere un buon modello occorre eliminare il più possibile questi parametri arbitrari. E' un compito questo che la TC grazie all'interpretazione dinamica che offre è in grado di affrontare con efficacia.

Etichette:

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page

Condividi su Facebook