7 mag 2006

L'e-government che verrà


Il rito del Forum annuale della Pubblica Amministrazione, questa settimana (8-12 maggio) a Roma, con le solite chiacchiere sulle magnifiche sorti e progressive dell'innovazione "digitale" (?), sarebbe particolarmente divertente, se non gli rubasse spazio e attenzione l'elezione del Presidente della Repubblica. Presi in mezzo tra il governo dell'"innovazione tradita" e quello nuovo, mezzo misterioso, che verrà, gli organizzatori hanno costruito un simpatico programma di "larghe intese" fin dalla composizione del Convegno inaugurale, che ad esempio schiera insieme, a discutere di P.A. e digitalizzazione, Lucio Stanca e Linda Lanzillotta, e alla fine, venerdì (spero con D'Alema già al Colle) Amato ed Alemanno. Cito alla lettera:


Alla politica spettano i compiti di regia, di indirizzo, di qualificazione di una domanda pubblica di qualità in grado di supportare il necessario cambiamento; alle imprese l'offerta di beni e servizi avanzati in un mercato concorrenziale, basato su regole certe. La discussione vuol porre all'attenzione della nuova legislatura e del nuovo Governo la necessità di imprimere un profondo cambiamento su questo tema, con una politica di respiro strategico capace di trasformare la domanda pubblica in uno degli strumenti più importanti d'innovazione e sviluppo per il Paese, lasciando alla libera concorrenza il ruolo vitale, che l'Europa le riconosce di rispondere in modo efficace a richieste di servizio sempre più esigenti.

Come non essere d'accordo?
Il fatto è che (al di là degli opuscoli celebrativi distribuiti alle famiglie italiane, con la modica spesa di quasi 8 Milioni di euro ed esilarante lettera elettorale di Berlusconi) il fallimento dell'egovernment del Ministro Stanca è sotto gli occhi di tutti. Mi dispiace per Stanca, da cui perfino io mi attendevo un altro piglio, ma i fatti (i risultati) sono evidenti:
  • a) le infrastrutture abilitanti sono ferme al palo di partenza, con un divario ancora maggiore in termini di Internet per tutti,cui si è preferita la favola del Digitale Terrestre e dell'improbabile "governo elettronico" via TV;
  • b) i promessi servizi on line non si vedono, se non nelle solite Amministrazioni Locali già pronte,.. basterebbe fare un giro sui web dei Comuni e delle Province del Sud ( e ahimè della Puglia in particolare);
  • c) l'impronta tecnocratica e spartitoria del Primo Piano Nazionale per l'egovernment ha partorito topolini imbarazzanti ma ottimi rendiconti amministrativi in sede CNIPA; il coinvolgimento delle persone nelle organizzazioni pubbliche è stato sistematicamente espropriato a favore di pochi fornitori di "sistema", ma i risultati sono davvero episodici: dalle inesistenti Carte dei Servizi alle Borse Lavoro regionali/nazionali, dagli Sportelli Unici alla Posta Elettronica Certificata, non faremmo che contare "disastri", particolarmente al Sud che pure ci ha aggiunto un sacco di soldi "europei";
  • d) i vari cantieri dell'innovazione sono sempre stati aperti in ritardo, con tempi simili a quelli della SA-RC, forse perchè davvero si è ritenuto che la spesa (peraltro scarsa) in questa direzione fosse un lusso da limare: basti guardare al portale Italia.it e alle manfrine in corso sui Contenuti Digitali del Bel Paese o alla Borsa Continua Nazionale del Lavoro, dove tutti (Stato, Regioni e Comuni) "fanno" di tutto e quindi alla fine bloccano qualunque concreto avvio di qualsiasi straccio di servizio di "sistema", alla faccia della "governance"
.
Una risposta a tale livello di confusione per fortuna c'è già : il MasterPlan dei primi 100 giorni del nuovo Governo, in gran parte raccolto dal Programma dell'Unione. A Forum PA io vorrei già sentirne parlare concretamente!
Se effettivamente, nel Governo Prodi, ci sarà un Mr. o una Mrs. LISBONA in grado di coordinare, anche con le Regioni ovviamente, il rilancio della competitività italiana attraverso una visione unitaria e integrata dell'Innovazione Digitale, ci sarà un primo vero passo in avanti. Serve riaggreggare le competenze sparse tra i ministeri della Comunicazioni e della Ricerca e portare l'egovernment dentro la Funzione Pubblica: allora davvero potrà nascere il proposto Consiglio Nazionale dell'Innovazione, cui spero segua immediatamente un'analoga iniziativa regionale in Puglia. Da qui potremo ripartire, fuori dal marasma attuale.

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2 Commenti:

Alle 3:22 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

Il giornalista de L'espresso Giampaolo Pansa riportò questa frase pronunciata nell'ottobre 1998 da Massimo D'Alema riguardo a Romano Prodi e Walter Veltroni, all'epoca dei governi dell'Ulivo:

"Quei due? sono due flaccidi imbroglioni"

D'Alema inviò una smentita, il giornalista Claudio Rinaldi, presente anch'egli all'esternazione, confermò e D'Alema non smentì tale conferma.

Il giornalista Luca Telese riporta poi un'altra frase poco nota di Massimo D'Alema, questa volta contro Giampaolo Pansa e Romano Prodi, testimone ancora una volta Claudio Rinaldi dell'Espresso:

"Pansa è un ottimo giornalista, ma ha un solo difetto. Non capisce un cazzo di politica; ce ne è uno solo che ne capisce meno di lui: Romano Prodi"


Nei primi mesi del 1993, quando l'inchiesta di Mani Pulite iniziava ad occuparsi delle tangenti rosse al PCI-PDS, D'Alema definiva spregiativamente il pool «il soviet di Milano».

Il 5 Marzo 1993, il governo di Giuliano Amato approvò il «decreto Conso», con cui la classe politica, colpita dall'inchiesta Mani Pulite, poneva un ostacolo in grado di paralizzare le indagini su Tangentopoli. Il decreto depenalizzava il reato di finanziamento illecito ai partiti, disincentivava i colpevoli a collaborare con la giustizia, e permetteva ad imprenditori e politici di evitare il carcere. Il 10 Marzo Giuliano Amato svelò in Parlamento la presunta ambigua condotta del Partito Democratico della Sinistra, che in pubblico criticava il decreto Conso (l'opinione pubblica allora era fortemente dalla parte dei magistrati), mentre in privato - a suo dire - lo sosteneva.

Massimo D'Alema, all'epoca dei fatti coordinatore politico del PDS, di fronte a tale dichiarazione inveì contro Amato:

"Amato è un bugiardo e un poveraccio. È uno che deve fare di tutto per restare lí dov'è, sulla poltrona".


Massimo D'alema rimase coinvolto in Affittopoli: dopo una pesante campagna mediatica dovette traslocare e lasciare il suo appartamento, in una zona centrale di Roma, che un ente pubblico gli affittava ad un canone irrisorio e fuori mercato.


Nel 1985 Massimo D'Alema ricevette 20 milioni di lire da parte del miliardario barese Francesco Cavallari, che fu in seguito condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. I soldi erano destinati al Partito Comunista Italiano, di cui D'Alema era all’epoca segretario regionale pugliese. Per questo finanziamento illecito D'Alema è stato inquisito ma, a causa dello scadere dei termini di prescrizione nel 1995, il procedimento è stato archiviato dal gip Concetta Russi. L'episodio è stato ammesso dallo stesso D'Alema quando il reato era destinato a cadere in prescrizione.




NON LO VOGLIO COME PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA!!!!!!!!!!!!

 
Alle 4:18 PM , Blogger (Sa)verio massari ha detto...

Ho deciso di pubblicare l'anonimo, che ovviamente non si assume la responsabilità dei pettegolezzi antichi che racconta, ma per chiarire da dove nasce, devo pubblicare anche qui la ragione di tanta incazzatura: un mio commento alla lettera di Beppe Grillo a D'Alema.....
Carissimo Beppe Grillo,
mai stato in disaccordo con te (e invece ti do' ragione quasi al 98% sul resto!) come su questa spregevole provocazione sulla questione Consorte/D'Alema. Capisco che la candidatura non piaccia a chi scambia la politica con il moralismo di "sinistra", ai girotondini con il complesso degli inciuci, e agli eterni oppositori dei "poteri forti" (quasi che D'Alema li avesse davvero...). Rispetto enormemente tutti i dubbi dei cittadini indignati e perfino il sospetto di una eccessiva campagna acquisti nel fronte avverso. MA UNA COSA MI FA INCAZZARE DAVVERO: SOLLEVARE SCHIZZI DI FANGO SU D'ALEMA SULLA QUESTIONE UNIPOL. Questo, sì, è un metodo stalinista che inciucia davvero con lo stile berlusconiano in campagna elettorale.
Se tu avessi proposto Sartori ed Hack, tanto di cappello! Ma perchè assecondare questo giustizialismo becero senza uno straccio di prova? perchè non credere ad un uomo ( senza macchie di sorta) che ha confessato anche pubblicamente la sua sorpresa e il suo "dolore" per la vicenda del "compagno" Consorte? Suvvia, se si vuole scatenare il popolo "radicale" contro il presidente dei DS, si rischia di finire davvero tutti male. Non si offendono così milioni di cittadini elettori DS, con la cultura del sospetto e della mezza minaccia in stile mafiosetto. Vergogna!
Potevi dire più semplicemente che D'Alema ti fa schifo per svariate ragioni psicologiche/politiche, ma non fare il verso a Cicchitto e Bondi.
Spero che tu ti ravveda, la tua lettera fa davvero piangere sulla sorte della società "civile"...

 

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