9 dic 2006

Il sonno della ragione genera CARTE ideologiche

Con stile castrista (che non è proprio il massimo della democrazia...) i compagni di CARTA fanno gli spiritosi con le liberalizzazioni di Mastro Linda, proprio nel giorno in cui il prof. Petrella si dimette dalla sua poetica e fallimentare Presidenza dell'Acquedotto Pugliese e Nichi Vendola ritrova ragionevolezza e realismo; il Governatore polemizza, infatti, con la continua "lirica" proclamazione che l'acqua debba restare un bene pubblico essenziale, come se ciò bastasse a portarla dagli invasi ai rubinetti... Meglio tardi che mai! Le dimissioni dell'indispettito Petrella (che io conosco dai tempi del fantasioso ma assai vano Gruppo di Lisbona, di cui pochi ricordano le generose e inutili profezie degli anni 80, quando era alla DG XII di Bruxelles) sono proprio pubblicate su CARTA mensile di dicembre (dove in copertina campeggia il no alle liberalizzazioni contro il ministro Lanzillotta)! Allora, come per Vendola (e senza necessariamente che Lui o Petrella o Carta rinuncino all'idea della pubblicizzazione di ALCUNI Servizi Pubblici Locali come quello Idrico) spero che anche CARTA prima o poi si ravveda.
Non credo che compagni onesti come quelli di Carta non sappiano capire, alla fine, quanto il furore liberista ( quello delle privatizzazioni neo-imperialiste dei Colossi dei Servizi Idrici in giro per il mondo) sia molto simile al loro speculare vaneggiamento dogmatico contro ogni ragionevole gestione industriale di risorse scarse e beni preziosi (che non si possono certo sprecare per mero odio settario del mercato.....in attesa che lo Stato, qualunque forma di Stato, ci pensi..)
Il mercato a volte non c'entra davvero nulla (NON COINCIDE PER FORZA!) con il profitto capitalistico come misura del rendimento: è soltanto uno dei criteri storici disponibili. A volte il mercato, ancor prima di commettere i suoi crimini in nome della forma di merce, deve far piuttosto riferimento al valore d'uso ( e non a quello del mero scambio)per tutti i servizi oggetto di una trasformazione manifatturiera o di un processo gestionale per qualsiasi SPL (ma questa è una storia complicata...che ha molto a che vedere con la termodinamica delle macchine piuttosto che con il marxismo). Insomma il valore d'uso deve esistere, anche per l'acqua (pur considerandola il bene pubblico per eccellenza) prima ancora che il capitalismo o chiunque altro (una cosca di generali o il socialismo reale!) ci possa montar su un meccanismo speculativo. Valore d'uso è allora catturare, distribuire, depurare l'acqua, eccetera, eccetera : ovvero produrre e distribuire decentemente qualsiasi altro bene pubblico (gas, trasporto locale, rifiuti, illuminazione,..); anche i più puri soviet della tradizione comunista (ricordarsi di Lenin: soviet + elettrificazione!) dovrebbero fare i conti con l'ingegneria.Ogni gestione industriale va misurata comunque, come ogni modesto ingegnere sa bene, e la proprietà dei SPL in questo caso non c'entra proprio nulla con la forma di merce che l'acqua assume in alcuni casi di RAPINA...!). Se si ragionasse con calma e senza pregiudizi, questa verità elementare verrebbe fuori, sia contro il sovraprofitto delle varie Generales des Eaux nel Terzo Mondo, sia contro lo spreco intollerabile operato dal conservatorismo statalista (assistenzialista-burocratico) in Occidente e altrove. Anche in Europa, dove, come ai tempi di Di Vittorio (cari compagni dalla memoria corta...), è stato forse più importante dare da MANGIARE CHE DA BERE!

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