27 nov 2008

Chi valuta i valutatori?


Si sa che uno dei problemi principali della ricerca e dell'università italiana è l'assenza di un sistema di valutazione neutrale, scientificamente preparato, effettivamente "terzo" e naturalmente abilitato da concrete esperienze in ciò che si deve concretamente giudicare (in un concorso e non solo). Altrimenti l'autoreferenzialità riproduce caste e privilegi da terzo mondo.
Non diversamente accade, ahimè, nel cosiddetto Project Management o nel Monitoraggio e nella Valutazione dei progetti informatici per la P.A. (locale o centrale che sia).
Sarebbe bello se i valutatori di un progetto di sviluppo di servizi info-telematici per un Ente Pubblico fossero quadri interni davvero indipendenti (intellettualmente/culturalmente) o almeno, se acquisiti dall'esterno ( e quindi pagati allo scopo dalla PA) fossero armati del bagaglio minimo di esperienze professionali utili a esprimere giudizi fondati e a esercitare un controllo di merito competente sui processi e sui risultati di un'opera di ingegneria e/o di sviluppo software.
Non importano tanto i curricula dei valutatori, quanto l'effettiva capacità di comunicazione con chi produce fatti e risultati soggetti ad un successivo collaudo funzionale completo. Nè può valere l'argomento che il valutatore efficace si debba mettere dalla parte dell'utente più semplice e sprovveduto, proprio per il fatto che più è semplice il servizio da rendere (per es. ai cittadini), più una tale prestazione efficace richiede una maggiore complessità di processi e di sistemi di background (invisibili agli utenti) che davvero raggiungano l'obiettivo dichiarato. Insomma bisogna saper entrare nel merito, o detto con parole semplici, che chi valuta tutto questo abbia almeno una volta nella vita fatto (e non simulato) l'esecuzione completa del processo produttivo in esame.
Non si tratta di individuare colpe, che è cosa da lasciare al giudizio storico-politico sul sistema universitario o sulla debolezza congenita del nostro sistema amministrativo, quanto di riportare un minimo di serietà e di buon senso tra gli attori di un processo di innovazione che altrimenti non si sbloccherà mai in questo benedetto paese.
Nelle aziende tutto è molto più semplice (è vero!): a nessun dirigente verrebbe in mente di perseverare in eventuali errori di valutazione di persone che battono la fiacca o che non hanno competenze adeguate ai compiti: i premi e le punizioni sono il sale stesso della sopravvivenza della "ditta". Non si bara mai troppo a lungo. Ecco, se si volesse davvero il bene comune, anche le Amministrazioni non dovrebbero ignorare i profili di competenza, esperienza e professionalità che si vanno a comprare sul mercato degli esperti...altrimenti la ditta-Ente fa fiasco o davvero tanta fatica inutile! Cui prodest?
Ogni riferimento a progetti in corso non è affatto casuale.

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