1 giu 2006

Fine di Sviluppo Italia ..? Luci ed ombre per il Sud, una proposta.

Sviluppo Italia è l'agenzia dello Stato (100% del Tesoro), inventata per far bene al Sud dal primo centrosinistra, ma che proprio il Prodi II dovrà quanto meno snellire molto, se non abolire del tutto.
. Già odo grida strazianti che si levano dal Sud per questa ben probabile dipartita, e tanti orfani delle varie provvidenze, assistenze e consulenze che l'Agenzia Pubblica per antonomasia ha dispensato a Imprese ed Enti.
Non sono un esperto di queste cose, ma immagino che non sia affatto semplice disboscare il groviglio delle partecipazioni azionarie assunte, la mole degli investimenti in corso e l'enorme numero di vari interventi pluriennali (deliberati dal CIPE) già in attuazione,.. più spesso nel male che nel bene, ma comunque connessi a fondi impegnati, in gran parte al Sud. Non vorrei che la nuova cura fosse ancora peggio di quanto il "liberista" Tremonti ha prodotto in questi anni: ciò che è poi la giustissima causa di quanto Romano Prodi ha detto in campagna elettorale..
Stato non proprietario vuol dire anche chiudere una serie di enti e società pubbliche nate con l’obiettivo di promuovere investimenti nel Paese, per trasformarsi successivamente in anacronistiche holding di partecipazioni, come Sviluppo Italia.

L'obiettivo, neanche troppo nascosto di Colbert-Tremonti, era quello di farne una nuova IRI, e certo non solo per il Sud, anzi per ...quasi tutto: turismo, nautica, aree di crisi, piccola e microimpresa, TLC e Autostrade del mare...!
Infatti INFRATEL SpA o la RETE AUTOSTRADE MEDITERRANEE (RAM SpA), tanto per parlare di cose/agenzie/strutture di cui spesso mi occupo, sono state create come sub-agenzie della grande Holding: destinate a svogere ruoli di regia pubblica centrale su versanti strategici dello sviluppo.
La mia modesta proposta è che, al di là delle qualità tecniche e manageriali che vi si sono applicate con alterne fortune (...e parlo di strutture neo-nate di Sviluppo Italia!), si possa salvare quella necessaria logica di concertazione programmatica di livello nazionale, attribuita ( finora solo in parte) a queste due Società di regia "nazionale", per chiarirne meglio missioni e programmi, connettendole senza inutili burocrazie alle Regioni (altrimenti la Conferenza Stato-Regioni a che servirebbe?) e alle autonomie locali coinvolte. Bisogna infatti affrontare, oggi, con rinnovato vigore i due obiettivi RILEVANTI che esse sottendevano: diffondere l'innovazione digitale su Larga Banda e creare le reti logistiche multimodali (con priorità al Sud). Sono due finalità importanti per recuperare competitività e internazionalizzare il Paese; le Regioni, i Comuni e gli altri Enti hanno però bisogno di staff centrali di buona competenza e di maggiore coordinamento su queste materie.
Quel poco che si è fatto (al di là, ripeto, delle persone che vi si sono impegnate) non va disperso. Ciò riguarda il software, il modello di funzionamento, ma non certo il patrimonio o il capitale investito. La questione delle partecipazioni pubbliche, per es. della Infratel, è infatti tutt'altra materia: un nodo difficile da sciogliere, perchè si tratta della proprietà di infrastrutture che hon hanno ancora visto la luce! Difficile cambiarne la proprietà con i lavori in corso. Si tagli, allora, il nodo gordiano in modo semplice, trasferendo il capitale (investito e ancora da investire) - in reti di TLC a Larga Banda - alle Regioni e ai Comuni coinvolti.
Per quanto riguarda la RAM non c'è altro che l'aspirazione a modelli software e qualche studio di pianificazione, quindi molto poco oltre le lodevoli ambizioni di avvio. Tenendo conto che in questo campo sono prevalenti le competenze dei singoli Porti o Nodi Logistici e i concreti interessi delle comunità imprenditoriali del settore, nessun dirigismo vecchio (o nuovo) può minacciare la determinazione delle strategie di sviluppo delle Autostrade del Mare; per fortuna non ci sono patrimoni autonomi di Sviluppo Italia da trasferire, quindi tutto sarà molto più semplice.
Diciamo la verità: il progetto non è mai partito. Ciononostante una regia attiva di quanto di buono (e di ottimo, a volte), sia pure a spizzichi e bocconi, sta avvenendo nei porti mediterranei, serve sempre, se non altro per evitare inutili ridondanze, interferenze funzionali, sprechi di risorse....

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