22 set 2006

Riflessioni sulla notte dei ricercatori

L'Agenzia per la Ricerca e l'Innovazione della Puglia (ARTI) ha organizzato questa notte una festa o "notte bianca" dedicata alla ricerca, nel quadro dell'edizione europea 2006.
L'occasione mi riporta alla memoria il dibattito scatenato da un recente post di Alfonso Fuggetta, direttore del Cefriel e stimatissimo blogger. La questione riguardava gli ingegneri e le figure professionali tecniche STABILI che l'industria e le imprese italiane faticano a trovare, alla faccia della conclamata penuria e precarietà del lavoro.
La lettura dei commenti alla provocazione di Fuggetta è stata una conferma delle mie variegate esperienze in questo delicatissimo campo (sia nella ricerca applicata che nelle professioni "tecniche"): da qualche anno la parola d'ordine dei giovani (che limiterei ai 32 anni al massimo, se no davvero entriamo in un problema sociale del tutto diverso: quello della precarietà oltre i 40!) è diventata "voglio il tempo indeterminato subito" oppure "non mi fido, preferisco un lavoro meno qualificante purchè sicuro". In 5 anni è cambiato il clima; prima trovavo persone più attente a ciò che avrebbero imparato sul lavoro, oltre l'Università, e addirittura un certo sospetto sul permanere in un gruppo/azienda/laboratorio che non fosse continuamente "motivante". Oggi qualunque giovane programmatore o ingegnere neo-laureato ha molto spesso la sindrome del quarantenne frustrato sul lavoro (a torto o a ragione)
La paura e l'incertezza generalizzata di questa "società liquida", come direbbe Bauman, hanno scavato un solco profondo, l'esperienza delle crisi aziendali e del "posto fisso" stanno producendo guasti sociali, umani e psicologici inenarrabili. I più giovani ne sono contaminati: resistono - darwinianamente - soltanto i più forti. Spiace dirlo, ma studiare, ricercare, provarsi nel lavoro e adattarsi ai cambiamenti non è il comportamento prevalente. Spesso nascono, appunto, pretese assurde o piagnone in cambio di prestazioni che autoreferenzialmente si rivendicano come "sufficienti".
Le aziende, le scuole e lo Stato hanno immense colpe, ma non se ne esce con una sanatoria che assolve la mediocrità. Visti i numeri delle iscrizioni alle Facoltà Scientifiche c'è da spaventarsi.Tutti a caccia del concorso pubblico (non era affatto così 10 anni fa) e poi W la scarsa fatica: ma perchè poi lamentarsi dei 1000 euro al mese?
Tra i giovani ricercatori, da pagare meglio ma da selezionare rigorosamente, occorre ri-seminare, a maggior ragione, lo spirito del confronto competitivo e la ricerca tendenziale dell'eccellenza. Altrimenti non andremo da nessuna parte.
Il clientelismo diffuso nel nostro sistema universitario e di ricerca porta all'estero i nostri migliori talenti. I quali spesso all'estero, e giustamente, ci rimangono. A me è capitato di recente di far tornare la voglia di ricercare e di studiare ad un giovane ingegnere pugliese, che invece sarebbe stato vocato - di suo - a fare subito il "manager" a 2000 euro/mese, ma che, dopo un Master a Londra, ha deciso di prendersi anche il PhD: con il risultato "scemo" di aver aggiunto "nostro" capitale umano alle società di ingegneria UK. La Giunta Regionale farà fatica sui contratti "etici" che obbligano a tornare i giovani che studieranno all'estero. Se gli altri paesi sono più appetibili rispetto al nostro "ambiente ricerca-innovazione " sarà quasi inevitabile.....

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