4 giu 2009

Neoborghesia e nuovi ultimi


Recentemente Aldo Bonomi ha confessato: "SAPESSI COME E' STRANO PROVARE A CAPIRE MILANO", in uno dei suoi più recenti "Microcosmi" sul Sole 24 ore.
Il problema è, per dirla molto schematicamente, perchè mai la crisi devastante in corso (innescata dal più bieco egoismo della Finanza creativa) sia percepita fin troppo "dolcemente" dal primo popolo milanese della Capitale dei Fussi (ovvero dai "padroni delle Grandi Reti", quindi dalle elites borghesi tradizionali) e come mai invece comincino a cadere e a indebolirsi i territori e le aree vaste del capitalismo molecolare e personale, di cui si magnificava, fino a pochi anni fa, la capacità flessibile di adattamento e resistenza a condizioni certamente (e strutturalmente) avverse.
La capacità interpretativa dei concetti di "capitalismo personale" e di Geocomunità, sviluppati da Bonomi dentro l'utile paradigma FLUSSI-LUOGHI (che anch'io condivido da anni come una bussola di orientamento in materia di sociologia ed economia "moderna") è dunque messo in scacco dal nuovo mondo che si forma e cambia velocemente sotto i nostri occhi?
La tesi "ottimistica" di Bonomi, formulata fin dal 2004 nel libretto einaudiano "Che fine ha fatto la borghesia" , era che stesse emergendo una neo-borghesia "strana", forte dei saperi individuali nuovi della società della conoscenza, basata su nuove relazioni tra individui colti, fondatori di nuove elites dirigenti (forse più responsabili socialmente?), ricche - tuttavia - di potenziali originali risposte comunitarie e territoriali al "dominio" del grande capitale, e proprio a partire da luoghi anche remoti ma innervati da reti e flussi sempre più globali (nella finanza, nei trasporti, nelle TLC, ecc.).
Oggi Bonomi, interrogandosi su Milano e analizzando il blocco quasi "tetanico" degli spiriti vitali borghesi della "città infinita", che sembrano - tutto sommato - molto tranquilli e quasi "deresponsabilizzati" rispetto alla sofferenza della periferia della "capitale morale", afferma:
La terziarizzazione e la finanziarizzazione di cui Milano è la capitale postfordista non produce coesione sociale. Anzi, alimenta una società competitiva e desolidarizzante....
È come, per usare un linguaggio antico, non ci fosse più sintonia tra città e contado, tra Milano dentro le mura e la città infinita.... Forse l'attraversamento della crisi e l'arrivare all'Expo è quel percorso lungo ma necessario per far rinascere a
Milano una neoborghesia adeguata ai tempi nella grande transizione che stiamo vivendo.


Vorrei poter confortare Aldo Bonomi e confermargli l'ottimismo di sempre..ma non proprio su Milano! Io credo e vedo, dal mio punto di osservazione - che è quello di una geocomunità pugliese (ancora sufficientemente vitale) -, che l'attraversamento della crisi è durissimo, ma non potrà che avverarsi rimettendo proprio in campo la neo-borghesia da lui delineata. Insomma: la crisi dovrebbe servirci a far fuori rendite parassitarie, signoraggi feudali, predomini finanziari e prepotenze vetero-borghesi, magari ben insediate proprio nel centro di Milano. Prendendo in parola Bonomi, la campagna accerchierà e spingerà la città infinita in avanti: le geocomunità periferiche e il decentramento dei grandi flussi sono davvero, oggi più che qualche anno fa, le risorse effettive per fare i conti con un vecchio modo di fare capitalismo, all'insegna di un'innovazione ormai imprescindibile delle regole del gioco economico, neo-industriale e terziario. La lezione della crisi 2008-2010, purchè ci si curi davvero degli ultimi e degli esclusi, può porre le basi di una riforma efficace del modo di produrre e consumare. Si tratta di uscirne con il popolo "sano"...senza ulteriori insopportabili danni alla coesione sociale. Per fortuna oggi c'è Obama negli USA, e non più i teocon fanatici di Bush..E' vero, qui da noi si va al voto europeo nella povertà più assoluta di riflessioni sulla politica DEL FUTURO, di cui avremmo, invece, tanto bisogno, ma i meccanismi fondamentali erano stati innescati proprio al passaggio del secolo. Saremo costretti anche in Italia a essere davvero diversi: il capitalismo del capitale umano e "personale" è l'unica via possibile. L'Italia e anche Milano saranno salvate dalle geocomunità "esterne".
Il fatto che le classi dirigenti (politiche) attuali, a destra e a sinistra, non lo sappiano e non si accorgano del cambiamento del mondo in corso (come di quello del paese) NON CI DEVE PREOCCUPARE più di tanto: sono schegge di passati del tutto avviati al tramonto definitivo...

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