Il manifesto di Stefano Q., la spugna di Guido Rossi e il capitalismo di Capezzone

Mi associo buon ultimo al manifesto "industriale" di Stefano sulle Telecomunicazioni, con la vaga senzazione che la giustificatissima stanchezza del prof. Guido Rossi (stanchezza del Paese, non della sola gestione di una Telecom allo sbando) - ed al quale dovremmo pensare di edificare una stata equestre in Piazza Affari - rischia di farci gettare la spugna. Invece no!
E' proprio in questi momenti che vale la pena ricominciare a studiare e a pensare nuovi modelli di business per la Società della Conoscenza. Sulle infrastrutture portanti e strategiche di un paese - che a dispetto della globalizzazione, rimangono COMUNQUE le TLC oltre che le reti energetiche e di trasporto - qualcuno si erge a vestale del libero Mercato, dimostrando di non aver mai studiato nè la storia economica del Capitale con la C maiuscola, nè le cronache dell'illegalità contemporanea (per es. di un Tronchetti qualsiasi).
Peccato! A me Capezzone stava per diventare un volenteroso simpatico, ma l'ho sentito su Nessuno TV ieri sera e mi ha disturbato la Pasqua....Quanta foga (tutta basata su pettegolezzi di Palazzo!) contro le "manovre" di Rossi, Prodi e D'Alema, in nome delle bronzee leggi della libera circolazione dei Capitali. Pensavo che il ragazzo fosse più acuto e che avesse qualche lettura in più: se questi bravi ragazzi mi dimostrano che in qualche parte del mondo e nella storia del Capitalismo Industriale la mano invisibile ha operato davvero, gli chiederei scusa sinceramente..
Questi difensori della moderna ATT dimenticano velocemente come l'Antitrust USA (quindi lo Stato!) abbia smembrato la prima gloriosa Bell e come il vero LIBERISMO (di cui cianciano invano) si nutra di regole RINFORZATE da AUTORITA'. Per favore vogliamo fare lo stesso in Italia e in Europa?
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