30 set 2006

Finanziaria 2007: per l'Unione ci vorrebbe il dottor House

Lo stato di salute dell'Unione è davvero grave. La cura preventiva della Fabbrica del Programma non è servita a niente. Ci vuole una grande diagnosi, che spiacevolmente, disumanamente (in apparenza!), arrivi al nocciolo impensabile, imperscrutato finora. Suggerisco il dottor House, l'unico personaggio televisivo che è riuscito ad intrigarmi un po' negli ultimi 20 anni....
Grande internista, mi direte, poco psicologo. Ci vorrebbe il medico dei matti. No, credo che ci siano cause organiche sconosciute o infezioni virali profonde. Poi, fatta la diagnosi, la cura è semplice,magari! Soprattutto, arrivati a questo punto, come fa il dottor House, pragmaticamente, bisogna avere il risultato, tutto il resto è "poesia". E se, con questa Finanziaria, si arriva alla prognosi infausta, pazienza.
Anche il dottor House a volte piange....e si arrende all'inevitabile (per i compagni rossi, verdi e per i radicali liberi)
Post Scriptum: mi riferisco, ovviamente, alle dichiarazioni del pomeriggio del 30 Settembre, non al merito del compromesso che viene fuori, come in ogni Finanziaria, dalla complessità di interessi che una qualsiasi coalizione proponente deve rappresentare. E siccome Capezzone e Ferrero e tutti gli altri dovrebbero sapere bene che alla fine si difende il governo, che senso ha l'assalto parlamentare al testo su cui si fa l'accordo? Se neanche basta il Programma di legislatura, già difficile in sè, a tenerli tutti buoni, dove diavolo si va a finire con queste sceneggiate più o meno isteriche davanti alle TV?

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La voce.info: le reti che non riusciamo ad accendere

Vi segnalo un articolo del prof. Sassano, a conferma autorevole delle mie "eteree" visioni

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Digital Media in Italia e non solo

Leonardo Chiariglione è un ricercatore italiano illustre, di quelli che hanno cambiato il mondo (creando MPEG e MP3 fino ad arrivare poi a MPEG 4,7 e 21), e che proprio per questo è forse molto più famoso fuori dei nostri confini. Per me non è soltanto uno che guarda dritto al futuro, costruendolo, ma è un piemontese "tosto", che indipendentemente dai vincoli che avrà certamente incontrato nelle sue varie vicende "aziendali" dallo CSELT in poi, se si mette in testa un sogno, forse alla fine ce lo farà vivere. La sfida attuale sta nel manifesto e nell'iniziativa DIGITAL MEDIA in ITALIA (che trovate da un po' di tempo tra i miei link importanti), e sulla quale non è mai inutile intensificare la "propaganda".
Si tratta di salvaguardare la NEUTRALITA' DELLA RETE, proponendo una GESTIONE DEI DIRITTI DI PROPRIETA' INTELLETTUALE a salvaguardia di tutti (utenti, autori, web/broadcaster, costruttori di decoder e operatori TLC) nell'epoca della Larga Banda tutta IP. IL PUNTO FOCALE E' LA PROPOSTA DI UN SISTEMA DRM (digital rights management) INTEROPERABILE, che consenta l'accesso ai Contenuti Digitali senza discriminazioni di sorta, in un quadro di regole condivise, fino alla facilitazione dei micro-pagamenti elettronici per produrre una svolta radicale anche nel rapporto, sempre molto difficile in Rete, tra i clienti fruitori e i produttori/dententori di legittimi diritti.
La proposta è complessa dal punto di vista politico, normativo e giuridico (la tecnologia per l'interoperabilità dei DRM invece c'è già!), dovendo necessariamente tagliare le unghie ai decoder chiusi e alle varie proposte di business pronte a sfruttare le più diverse piattaforme digitali per capitalizzare vantaggi competitivi in esclusiva. Il lancio dell'iniziativa DIGITAL MEDIA IN ITALIA ha il grandissimo merito di essere una proposta IN POSITIVO per difendere anche la neutralità e l'interoperabilità del digitale nelle RETI A LARGA BANDA: come negli USA le telecom europee premono, infatti, per distribuire i new-media su reti a larga banda "proprie" che si chiudono al normale utente Internet non "abbonato" a quel provider/operatore particolare.
La risposta dei puri di Internet (alla Google o attraverso circuiti P2P più o meno pirati alla fine ) non è convincente dal punto di vista della difesa dei diritti di proprietà intellettuale fino a che non si inventano nuove regole di disciplina DRM, per es. sul modello delle licenze Creative Commons, ovvero del "copyleft" anzichè del "copyright". Ma lo scontro feroce tra questi due mondi rischia di generare nuovi fenomeni repressivi e mettere contro l'Internet l'industria crescente dei CONTENUTI DIGITALI.
E' un problema mondiale, chiaramente, ma Leonardo Chiariglione ci invita tutti a tentare per davvero qualcosa di originale e innovativo, proprio a partire dal nostro paese. " L'Italia ...potrebbe proporsi al mondo intero come nuovo paradigma di un Paese che ha saputo sfruttare pienamente le opportunità offerte dalla convenza digitale"
Non è un percorso facilissimo, ma credo che sia giusto e sacrosanto tentarlo a vantaggio del mercato, della libertà e dell'innovazione.
Bisognerà sentire un po' tutti, le autorità regolamentari, l'industria dei contenuti, Telecom Italia, DgTVi, Mediaset e SKY, Fastweb, Wind, i partiti, ecc. ecc....L'idea che mi viene subito è che valga la pena sperimentare PER QUALCHE PO' DI TEMPO il modello proposto dal manifesto DMIn.IT su una scala minore dell'intero Paese, magari con un decoder aperto, una sede RAI regionale, 1 TV locale pronta al DTT, un gruppo di autori musicali, una comunità di vidoeoblogger (alla Nessuno TV), un "canale" di ALICE TV ed uno del bouquet SKY.....Di più non posso dire, ma credo proprio che ci siano tutte le condizioni tra Bari e Napoli per fare un esperimento di questo tipo (con almeno 200 utenti di un Set Top Box aperto) e comincerei a lavorarci da Ottobre, con chi ci sta, nel quadro del nascente Centro di Competenza sull'ICT promosso dal Ministero della Ricerca e dalle Regioni Meridionali. Si tratta, rispondendo a questo bando, di fare una consortile mista non profit per diffondere e creare nuove condizioni di sviluppo innovativo tra e per le PMI del settore terziario del Sud: perchè non costruire una piattaforma di sperimentazione e supporto di nuovi processi di lavoro e produzione di contenuti multimediali che provi a metter su nuovi COMMONS e METODI OPEN SOURCE per applicazioni edutainment e business su IPTV e Multimedialità over IP? Magari a partire da una sperimentazione del tipo che ricordavo prima, con la logica di DMin.IT?

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28 set 2006

Lost Generation

ZETAVU ospita un blogger, Alberto Berretti, che racconta bene la Quarta generazione cellulare (per spiegarci il futuro del telefonino Skype che ormai si trova nei supermercati e che mostro qui a fianco). Confesso che il titolo mi è piaciuto assai: "GENERAZIONE PERDUTA". Ovviamente è la TERZA. Anche se oggi ho ricevuto per la prima volta in vita mia una videochiamata (ma non "professional", non a caso!) mi chiedo se questa 3G non sia proprio la fossa di tutti gli Operatori Mobili. Ma questi UMTS che si scaricano così presto a che ci servono?
In mobilità sul mio notebook Centrino uso con grande piacere una PC Card ONDA che mi assicura una connettività quasi ADSL ( e son contento!), ma per il resto? E' davvero una lost generation.
Vuoi vedere che Tronchetti ha ragione a disfarsi di TIM?

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IL VERO FRONTE DELL'INNOVAZIONE DIGITALE


In mezzo a tante dispute sulle questioni TELECOM, cui Prodi non potrà aggiungere alcuna VERITA' importante alle 15 di oggi in Parlamento (fatto salvo l'interesse per la spettacolare gimkana politica alla quale sarà costretto dalle vestali del libero mercato e del "politically correct"), finalmente si fa strada anche tra noi blogger più o meno scanzonati, incazzati, a volte ipocriti (per necessità), più o meno collusi con i concorrenti di mamma SIP, visionari o profeti autoreferenziali, una semplice verità TECNOLOGICA. Che sta nel fatto banale che l'etere, una volta risorsa scarsa, militarmente ancora occupato dallo Stato o da forti interessi privati, è il NOSTRO VERO ULTIMO MIGLIO.
Non quello delle frequenze libere (2,4 o 5 Ghz) sulle quali comunque dobbiamo lavorare, non il pasticciaccio brutto dei 3,5 GHz per il futuro wimax italiano, insomma non le microonde, ma semplicemente la fascia dei 400-500 Mhz. Lo afferma Beppe Caravita oggi ed ha ragione, ragionissima...Me l'aveva fatto capire mesi fa, lo confesso - non ci ero arrivato da solo - un mio amico di Torino che con il Digitale Terrestre ci gioca alla grande, oltre che essere un barbuto "santone" delle TLC nazionali.
Se avessimo il coraggio, in Italia, di usare le frequenze "basse" sotto i 500 Mhz il wimax ucciderebbe subito il digital divide, e mica solo in Italia.... QUESTO ALTRO DIGITALE TERRESTRE SAREBBE IL VERO CANALE DI MASSA DELLA DIGITALIZZAZIONE INTERATTIVA
PER FAMIGLIE, PMI, COMUNITA'....
Troppo bello per crederci? Troppi interessi andrebbero in fumo? Mah, le TLC wireless sarebbero felicissime di lavorare così!
Più bassa è la frequenza, più l'onda elettromagnetica è LUNGA e si sparpaglia meglio, in montagna, nei deserti e nelle città. Ecco perchè non ci sarebbe neanche bisogno, a quel punto, del Wireless P2P....

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Che bella notizia, anche per un "pezzo" di ICT Pugliese!


Rilancio da Key4Biz la notizia di una nuova spinta di Fastweb sull'innovazione digitale. E' di queste cose concrete che abbiamo bisogno in questo momento!
Il nuovo decoder aperto e UNICO di Fastweb è stato anche premiato come Product of the Year ed è:
un set-top-box ibrido DTT/IPTV di nuova generazione che riceve sia la Definizione Standard (SD) sia l’Alta Definizione tramite H.264/MPEG4 AVC.

Su questo oggetto ci lavora anche la romana INFOBYTE, un leader del settore della Virtual Reality e dei servizi di edutainment in Rete, che oggi fa parte del gruppo EXPRIVIA di Molfetta (provincia di Bari).
Uno, cento, mille dedcoder aperti, magari a 100 euro! Come si continua a progettare e a cotruire!

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27 set 2006

L'ultimo miglio per aria....Guido Rossi è un po' opaco

Ho letto parecchi libri di Guido Rossi e l'ho sempre apprezzato. Tra questi Capitalismo Opaco edito da Laterza. Tendevo a credergli istintivamente. Anche oggi in audizione al Parlamento ha riaperto con saggezza la questione dello scorporo dell'accesso Telecom, quando ha detto (cito da Repubblica):
Nella definizione dei contorni di questa nuova società, così come nel recepimento delle altre indicazioni che l'Autorità ci vorrà dare, il nostro atteggiamento sarà improntato al massimo spirito di collaborazione con il regolatore.....Le transazioni con il resto di Telecom Italia - ha proseguito - entreranno nei cicli di fatturazione e saranno esposte nei bilanci.


Dunque ritorniamo ad un'Open Reach all'italiana. Bene! Alla fine si torna al piano Rovati, vedrete! Oppure si farà a passo di lumaca, con tutti i debiti che non consentono a TI di fare innovazione (e il digital divide c'è e cresce sempre di più, altro che IP TV).
Ma che il capitalismo opaco abbia trionfato in Telecom dal 2000 ad oggi Rossi ce lo potrebbe insegnare. Non mi piace la difesa "dei padroni" e di certi padroni, soprattutto dopo tutto il grigio e l'opaco di questi giorni. Rossi non mi può "vendere", proprio lui, una Telecom sana....e con un debito sostenibile.
In ogni caso, io rimango sempre il solito profeta disarmato del Wireless per superare d'un solo colpo l'accesso della nuova azienda di TI, se si fa male questa Open Reach. Ci sono i territori e i Comuni, forse - speriamo - le Regioni.Rappresentano comunità territoriali mica un GOSPLAN sovietico, e non possono investire da sole, ma insieme alle tanto decantate e vezzeggiate PMI.
A questo punto, infatti, diffido di una manovra statale/federalista per la costruzione di infrastrutture wireless (alla Infratel) ancor di più. Alla fine il wireless ce lo proporrà la nuova "sezione distaccata" di Telecom, in nome dello scorporo "fatto"?!
Non ci rimane allora che fare i "foneros" e arrenderci alle generose e utopiche visioni di chi crede al wireless selvaggio P2P?
Figurarsi se io non credo che da qui venga una bella spinta, ma le reti mesh (che tra l'altro io cerco di fare qui in Puglia con tanti Comuni) hanno pur sempre bisogno di un bel backbone IP aperto e a basso costo (per es. 20 volte di meno!).
Altrimenti il Wireless P2P è aria fritta a livello di caseggiato. Il megabit/sec in tasca ha bisogno di reti mesh fortemente interconnesse a dorsali IP. Ed anche se costano meno, sempre da Telecom, alla fine, ti tocca andare. Perciò spero che pubblica a o privata una Open Reach italiana onesta alla fine ci sia, se con meno debiti meglio! Se voglio gestire 1000 telecamere di sorveglianza in un'area vasta, sempre di un Giga ho bisogno, a meno che QoS o altri parametri di performance non ci interessino, perchè si tratta di scaricare film in P2P.....Suvvia!

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25 set 2006

Onestà intellettuale sulle TLC

Preferisco non commentare l'intervista di Turani a Ruggiero su Telecom, l'ho già fatto altre volte, in tempi non sospetti.
Gli risponde puntualmente il Quintablog!
E per fortuna Beppe Caravita ha raccolto sensate e oneste dichiarazioni di verità dal massimo esperto italiano di TLC: Maurizio Decina.
Piuttosto, credo che ai margini della "querelle Telecom" si apra anche un altro problema di analisi sul futuro mercato della IP-TV. C'è chi nega qualsiasi ritorno nel breve-medio termine, chi spergiura sul suo successo in circa 10 anni, chi si diletta troppo in queste divagazioni sulla sfera di cristallo senza fare i conti con le tecnologie dei decoder aperti e dei nuovi supporti mediali.....
Più modestamente credo che il problema sia sui CONTENUTI e SUI DIRITTI, piuttosto che sulle tecnologie di accesso e fruizione, fatto salvo un PUNTO FONDAMENTALE: Internet è un processo innovativo virale che DAL BASSO, fin dalle prime Bulletin Boards, ha sconvolto granitiche certezze e preparato sfracelli (anche economici) a quanti pensavano di irregimentarla. Le reti aperte e l'Open Digital Video (on demand) a mio avviso riusciranno sempre a prevalere, MA SEMPRE CON GRANDI BATTAGLIE DI LIBERTA', sulle reti "chiuse" e sul mero IP-broacasting......
Ho molta fiducia negli internauti. E la spinta tecnologica Internet-nativa farà giustizia di altri lacci e lacciuoli preparati dalle vecchie telecom di tutto il mondo (USA compresi!).

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23 set 2006

Guglielmo Marconi a Bari il 25 Aprile 1904

Da questo faro provò il primo collegamento radio tra BARI e BAR in Montenegro.
Con lo stesso spirito, e sempre con tecnologie eredi del "nostro" Marconi, dovremmo ritentare nuovi collegamenti fisici e virtuali con il nostro Oriente più vicino, ma con la logica che dicevo poc'anzi (se è vera l'espressione che titola il mio post precedente, è anche vero che tutto ciò che è trasporto fisico diventa digitale...e per di più senza fili).
Propongo che la targa "trascuratissima" sul lungomare di Bari (al Faro) che ricorda l'evento sia il terminale di un VERO RILANCIO del Corridoio VIII, costa di meno e rende molto di più!
Peccato che se ne accorgano in pochi.

Per inciso, non proprio casuale: i servizi radiomarittimi e satellitari - storica componente di TELECOM ITALIA, la gloriosa SIRM - sono ora sotto il controllo societario e operativo della ITS.

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Everything is going digital, and everything digital is going mobile

L'ha detto il Capo della Motorola, a proposito dell'acquisto per quasi 4 Miliardi di Dollari della SYMBOL, che si perfezionerà entro l'anno.
TUTTO DIVENTA DIGITALE, E QUALUNQUE COSA DIGITALE DIVENTA MOBILE.
Lo cito a proposito della centralità dell'INDUSTRIA nel piano appena presentato dal Governo su Industria-2015 (post precedente).


La mossa di Motorola attiene poco, infatti, al mondo delle sole TLC, ma guarda bene a come la digitalizzazione globale trasforma TUTTO il mondo industriale (che non più di fabbriche è soltanto "composto"!). Uno dice Motorola o Nokia e si pensa subito ai cellulari e alle reti mobili.
Nonostante tutti i latrati (giustificati anche a mio avviso) sul flop dell'UMTS e della 3^ Generazione, le reti "mobili" sono già diventate reti full-IP. Con il che le compagnie del Radio Mobile si sono scavate da sole la fossa, TIM compresa. Ma se è vero che tra 5 anni il wi-fi e l'offerta "Unico" avranno reso effettiva la convergenza delle TLC (esci di casa dove ricevi wi-fi e commuti su GPRS/UMTS, ma poi ti muovi e acchiappi un'altra cella wi-fi: CHI TI DA IL SERVIZIO IP sul cellulare UNICO?), questa è soltanto la punta dell'iceberg. Queste innovazioni portano al mercato industriale/manifatturiero/logistico una nuova generazione di Applicazioni RFID ovvero accelerano la nascita della INTERNET DELLE COSE. Se connetti i tag a questa infrastruttura wireless diffusa, puoi scatenare la tua immaginazione in ogni angolo della "produzione" (privacy permettendo!).
Motorola e SYMBOL hanno subito capito che l'etere serve alla manifattura, alle utilities e ai Servizi (anche alla PA, per me!).
Ecco, se il nostro piano " à la Beffa" intuisse e guidasse frontiere di ricerca e innovazione industriale di tal genere, per quel che rimane dell'high tech italiano, forse potremmo competere anche noi nel mondo, pronipoti di Guglielmo Marconi e non ancora "decotti" dall'arte "povera" della sopravvivenza...

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22 set 2006

Riflessioni sulla notte dei ricercatori

L'Agenzia per la Ricerca e l'Innovazione della Puglia (ARTI) ha organizzato questa notte una festa o "notte bianca" dedicata alla ricerca, nel quadro dell'edizione europea 2006.
L'occasione mi riporta alla memoria il dibattito scatenato da un recente post di Alfonso Fuggetta, direttore del Cefriel e stimatissimo blogger. La questione riguardava gli ingegneri e le figure professionali tecniche STABILI che l'industria e le imprese italiane faticano a trovare, alla faccia della conclamata penuria e precarietà del lavoro.
La lettura dei commenti alla provocazione di Fuggetta è stata una conferma delle mie variegate esperienze in questo delicatissimo campo (sia nella ricerca applicata che nelle professioni "tecniche"): da qualche anno la parola d'ordine dei giovani (che limiterei ai 32 anni al massimo, se no davvero entriamo in un problema sociale del tutto diverso: quello della precarietà oltre i 40!) è diventata "voglio il tempo indeterminato subito" oppure "non mi fido, preferisco un lavoro meno qualificante purchè sicuro". In 5 anni è cambiato il clima; prima trovavo persone più attente a ciò che avrebbero imparato sul lavoro, oltre l'Università, e addirittura un certo sospetto sul permanere in un gruppo/azienda/laboratorio che non fosse continuamente "motivante". Oggi qualunque giovane programmatore o ingegnere neo-laureato ha molto spesso la sindrome del quarantenne frustrato sul lavoro (a torto o a ragione)
La paura e l'incertezza generalizzata di questa "società liquida", come direbbe Bauman, hanno scavato un solco profondo, l'esperienza delle crisi aziendali e del "posto fisso" stanno producendo guasti sociali, umani e psicologici inenarrabili. I più giovani ne sono contaminati: resistono - darwinianamente - soltanto i più forti. Spiace dirlo, ma studiare, ricercare, provarsi nel lavoro e adattarsi ai cambiamenti non è il comportamento prevalente. Spesso nascono, appunto, pretese assurde o piagnone in cambio di prestazioni che autoreferenzialmente si rivendicano come "sufficienti".
Le aziende, le scuole e lo Stato hanno immense colpe, ma non se ne esce con una sanatoria che assolve la mediocrità. Visti i numeri delle iscrizioni alle Facoltà Scientifiche c'è da spaventarsi.Tutti a caccia del concorso pubblico (non era affatto così 10 anni fa) e poi W la scarsa fatica: ma perchè poi lamentarsi dei 1000 euro al mese?
Tra i giovani ricercatori, da pagare meglio ma da selezionare rigorosamente, occorre ri-seminare, a maggior ragione, lo spirito del confronto competitivo e la ricerca tendenziale dell'eccellenza. Altrimenti non andremo da nessuna parte.
Il clientelismo diffuso nel nostro sistema universitario e di ricerca porta all'estero i nostri migliori talenti. I quali spesso all'estero, e giustamente, ci rimangono. A me è capitato di recente di far tornare la voglia di ricercare e di studiare ad un giovane ingegnere pugliese, che invece sarebbe stato vocato - di suo - a fare subito il "manager" a 2000 euro/mese, ma che, dopo un Master a Londra, ha deciso di prendersi anche il PhD: con il risultato "scemo" di aver aggiunto "nostro" capitale umano alle società di ingegneria UK. La Giunta Regionale farà fatica sui contratti "etici" che obbligano a tornare i giovani che studieranno all'estero. Se gli altri paesi sono più appetibili rispetto al nostro "ambiente ricerca-innovazione " sarà quasi inevitabile.....

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Il Vesuvio e l'ICT

Oggi ho fatto una rapida scappata a Napoli dagli amici di ITS , davvero una realtà dinamica e "vulcanica" del Mezzogiorno. Non c'è solo la Napoli dipinta da Santoro in TV, regno oscuro dell'illegalità e della droga. C'è una Napoli molto tonica sul fronte dell'innovazione digitale, che cresce rapidamente ed ha le idee chiare, forse molto di più che sul "mio" fronte adriatico.
Credo che ci siano tutte le condizioni per "bucare" finalmente l'Appennino; l'asse Campania-Puglia per me è fondamentale sul piano della collaborazione nel "digitale" e nell'ICT per la logistica. Una collaborazione tra persone, aziende e strutture di ricerca che vale quanto e forse più dell'alta velocità ferroviaria tra Bari e Napoli.
Nello stesso tempo le due Regioni stanno mettendo a punto una comune strategia sulla Logistica Mediterranea, e il prossimo 5 ottobre presenteremo una proposta di lavoro congiunta con Grecia, Cipro, Malta e Turchia per un primo passo importante verso l'Osservatorio Logistico del Mediterraneo.
Se riusciamo a fare sistema tra Puglia e Campania sui nostri trascurati punti di forza (anche tecnologici), forse il Sud avrà molto da dire, e a testa alta, in molti campi critici del paese: Multimedialità e Reti, Trasporti e Logistica, Turismo e ICT.
Ci sono molte opportunità per fare la squadra giusta tra Centri di Competenza che già esistono (e che spesso, finora, si ignorano del tutto...).

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21 set 2006

Cinesi a Taranto


Mi capita sempre più spesso di andare a Taranto per lavoro (sui porti ed altro...). Ho scoperto, davvero per caso, che in città ci sono ormai tanti cinesi che fanno dell'ottimo e spontaneo marketing territoriale, organizzando commerci che nessuno si immaginerebbe. Ma sono cinesi di Taiwan che hanno molto la puzza sotto il naso per la Cina popolare. Non appena Taiwan "cade" come Hong Kong, prevedo un'invasione (positiva...). Scommetto che la Puglia sarà un punto di scambio davvero importante. Ci servono ancora più container, ma forse sarebbe bene intercettare nei nostri porti le crociere dei nuovi ricchi. Bisogna saper fare anche questo, il canale sono sempre le persone.....
A proposito di Stiglitz e di globalizzazione: è uscito il suo nuovo libro:

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Liberismo, regole e monopoli "naturali": ancora su TELECOM

Questa faccia è quella di Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l'Economia nel 2001, più noto forse per essere il ribelle del Fondo Monetario Internazionale, ormai iscritto dalla destra mondiale nel registro dei "sovversivi" pericolosi.
Dato che qualche amico mi ha chiesto di commentare le posizioni di Giavazzi (che notoriamente stimo), ma che è assolutamente contrario all'ipotesi - che invece io caldeggio - di una partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti allo scorporo della rete fissa di Telecom, sfodero questa citazione del vero economista che mi ispira, il "quasi-comunista" Stiglitz (civil servant dell'Amministrazione Clinton):

Market economies are not self-regulating. They cannot simply be left on autopilot, especially if one wants to ensure that their benefits are shared widely. But managing a market economy is no easy task. It is a balancing act that must constantly respond to economic changes.


Non traduco questo semplice testo e l'adatto invece alla situazione specifica Telecom: non c'è mai un autopilota perfetto per la guida economica di un paese (sviluppato o in via di sviluppo), non c'è mai mercato davvero libero, nè regole auree applicabili senza tener conto di condizioni economiche fortemente varianti nel tempo. E' così ed è sempre stato così, dai primordi della storia capitalistica...
Giavazzi ha ragione da vendere: rischiamo di pagare i debiti di Tronchetti - spero mai comunque più del suo nocciolino dell' 1% (come direbbe Scalfari)- o di accollarli alla nuova società delle reti, ma i vantaggi relativi che ne scaturiscono per il paese possono ben costarci qualche deviazione dalla "retta via" liberale, che non è ricetta ASSOLUTA.
Il riequilibrio della concorrenza e dell'innovazione di mercato che può scaturire dalla sostituzione dell'imprenditore (che si è stancato, diciamo) con capitale pubblico (che poi appare come formalmente privato, grazie alle italiche architetture alla Tremonti)rappresenta un "wide sharing of benefits", se le imprese e i cittadini potranno avere autostrade informatiche, stradali, ferroviarie, pipelines libere (prima ancora che pubbliche o private) dove la competizione di più attori farà scenedere i prezzi e aumentare la qualità di servizio.
Capisco che Giavazzi è sempre incazzato con Padoa Schioppa, ma qualche prezzo possiamo pagarlo per rimandare Tronchetti da Afef (beato lui!)

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Trame di rete....una domanda a Scalfari

Leggo oggi su Repubblica un editoriale di Eugenio Scalfari, come al solito molto chiaro (direi perfino pedagogico in materia di capitalismo senza capitali) e con un titolo eccellente "CHI HA MUNTO LA VACCA DEI NOSTRI TELEFONI?". Titolo che, sinteticamente, gliela canta chiaramente a Tronchetti....
Purtroppo alla fine dell'articolo, sulla "sostanza" dell'affare TELECOM, parla di ciò che farà Rossi.E credo/spero proprio, ahimè, che abbia torto, pur conoscendo lui molto bene il nuovo presidente Telecom.
Cito il punto critico:

" Ovviamente Rossi è contrario ad un'ipotesi di intervento pubblico in Telecom e nella rete distributiva"


La sostanza, ripeto il mio modesto punto di vista, è proprio nello scorporo dei beni pubblici che sono stati munti per troppo tempo da (vari) imprenditori senza scrupoli
Domando allora: ma se da questa crisi non ci rimettiamo in carreggiata subito con UNA GESTIONE NEUTRALE DELLE INFRASTRUTTURE TRASMISSIVE E DI ACCESSO e nella logica dell'INTERESSE PUBBLICO e NAZIONALE, a cosa serve e a chi questo casino?
Non si tratta di ri-nazionalizzare niente. Ma credo che una Public Company che assuma, sotto la vigilanza di una fortissima Authority, il controllo dei beni pubblici (non solo il rame ma il backbone TUTTO, compresi gli apparati e le principali dorsali TELECOM)si possa formare soltanto con il concorso ALMENO del 30% dello Stato (attraverso CDP e Fondazioni). Altrimenti Rossi dovrebbe addirittura continuare la perversa idea di Tronchetti di scorporare per vendita! Ma a chi di grazia? Il modello Inglese di scindere dal Gruppo una italica Open Reach, a questo punto delle cose, è diventato davvero poco credibile, comunque scarsamente fattibile....vista la guerra per bande che si è scatenata e la storia degli ultimi anni di "rimpicciolimento" delle nostre TLC.
Ad una TERNA delle TLC possiamo arrivarci, quotando in borsa il 40-50% del capitale che mancherebbe ad una newco RETE-ITALIA, ma soltanto se lo Stato in qualche forma dà una mano. Ecco perchè Rossi, a mio avviso, continuando l'11 settembre alla rovescia di Telecom, dovrebbe proprio essere lui il primo a portare il CdA dell'azienda alla negoziazione con lo Stato.
Che aiuto di Stato, dal punto di vista UE, non sarebbe affatto: vista la natura della CDP (con l'intervento al 30%) e la "mission" delle Fondazioni (alla fine ci toccherà ringraziare anche la creatività di Tremonti!).
Come dicevo Rovati ha fatto un'ipotesi mica male!
Un'ultima cosa: come è fatta la rete Telecom? Anche questo (formalmente) è un mistero rigorosamente tenuto segreto. Se andate sulle ultime cose del blog di Stefano Quintarelli lo capite. Non voglio entrare qui nella discussione su SDH e ATM (sono altre trame, appunto!), mi limito a dire che una necessaria e trasparente "due diligence" prima dello scorporo deve accertare tutto di codesta rete. Di una cosa sono sicuro e posso testimoniare direttamente per almeno 3 casi "grossi" nell'Italia meridionale: sappiamo soltanto dai fornitori cosa c'è nelle centrali Telecom, ma mai dai venditori all'ingrosso di mamma Telecom (IRU e cataloghi "wholesale" inclusi). Per inciso: come si fa ad abbattere il "digital divide" nel Sud se nessuno certifica quanto è estesa e come funziona?

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17 set 2006

...e nel mezzo del cammino la CABINA DI REGIA!

Nel mezzo di queste turbolente discussioni sulle TLC nazionali arriva questa buona notizia, che apprendo dal blog di Paolo Zocchi (nessuno ne sapeva niente soltanto ieri, in Fiera del Levante, dove pure sono passati tanti politici nazionali e regionali). LL (col sorriso che la distingue ma con denti forti..) ha scritto peraltro queste cose, che sono la PURA VERITA' (finalmente!!!!):
La spesa per l’innovazione tecnologica rivolta agli enti locali del precedente governo ha superato i 300 milioni di euro solo per quello che riguarda i progetti di e-government; l’importo complessivo di un solo intervento, quello sulla banda larga, finanziato in autonomia da parte delle Regioni italiane, ha oggi un valore superiore ai 900 milioni di euro; per non parlare della spesa relativa ai sistemi informativi del sistema sanitario. Nessuno di questi interventi, lo sia detto senza giri di parole, ha prodotto risultati strategicamente rilevanti per la crescita del Paese; nessuno ha creato quelle reale discontinuità di cui l’Italia e i suoi territori hanno bisogno e della quale l’innovazione tecnologica dovrebbe costituire lo strumento principe. Moltissimi denari sono stati spesi senza ottenerne altro che una mappa a macchia di leopardo e un sistema di servizi on line che il cittadino, nella maggior parte dei casi ignora, non utilizza, non vede. La politica della spesa a pioggia e dell’emergere di dieci, cento, mille best practice non ha pagato e non pagherà in futuro.


LA CABIMA DI REGIA, NEGOZIALMENTE, DOVRA' SCEGLIERE DI CONCENTRARSI SU POCHI MA SERI PROGETTI-PAESE. Era peraltro prevista, fin dall'inizio, dal Codice della PA Digitale. Suggerisce alla fine la Ministra:

Si tratterà dunque, argomento per argomento, tema per tema, partendo da progetti concreti quali la Carta di identità Elettronica, la diffusione della banda larga, la valorizzazione dell’offerta turistica e culturale, di definire un quadro di riferimento nazionale comune entro al quale i territori siano liberi di adottare le soluzioni che meglio si adattano al loro contesto. Non si tratta di una cosa difficile, anzi, potremmo dire che è l’uovo di Colombo dello sviluppo: e adesso che abbiamo capito come fare altro non resta che rimboccarci le maniche e portare a casa i risultati."


Cara LL, alla luce di quanto avviene a Telecom non so se sia più facile, ma certo occorreva che qualcuno responsabilmente dicesse qualcosa di serio sulla LARGA BANDA al Sud, dato che siamo orfani di reti fisse decenti di mamma Telecom e forse neo-orfani della strana creatura di INFRATEL ITALIA.......
Chiaro che occorre un regista alla Platini o alla Maradona!

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14 set 2006

Bravo Rovati, lo studio è buono lo stesso......

Che questo mio amato paese sia un po' da burletta, lo sapevo già. Sulla decadenza capitalistica nazionale, descritta bene da Marco Alfieri sul Riformista di oggi, in pieno sviluppo più che mai, non avevo dubbi; sulla "miseria" della nostra politica "politicante" trovo rimedio solo nel "mio" privato....non vale la pena indignarsi, non ti sente nessuno, figurarsi il "partito democratico" che non c'è!
Ma proprio per questo, turandomi il naso, non trovo altro che dire "bravo" al sig. Rovati, nonostante le sue dichiarazioni di stasera sullo scoop!

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LI KA SHING e la navigazione Italia-Asia

Forse non tutti sanno che quest'uomo controlla la navigazione nel Canale di Panama, oltre che una decina dei più rilevanti Porti del Mondo, Hong Kong in testa. Difficile che le merci nel mondo circolino senza che lui non ci guadagni qualcosa. Mi viene di pensare a Panama (dove ha due porti) a proposito del vantaggio dei 5-6 giorni di navigazione che avremmo noi a Taranto rispetto a Rotterdam. Poca cosa per Mister LI KA SHING! Meno male che Prodi, che l'ha incontrato a Roma qualche giorno fa (per parlare, probabilmente delle follie che lui si concede in Italia con i videofonini della TRE, spot di Claudio Amendola compresi) non possa vendergli o concedergli tanto facilmente i nostri porti mediterranei...Altrimenti lui (e forse una buona parte delle mafie cinesi) ci metterebbe solo qualche nanosecondo a investire in Italia. MA, PRIMA, RIMANE SEMPRE UN PICCOLO PROBLEMA A MONTE, PERFINO PER MISTER LI!: o i container tornano in Asia PIENI di prodotti nostri (UE!) o non serve a nulla aprire il Mediterraneo all'invasore. E se i container "nostri" poi ci mettono 10 giorni ad arrivare, via terra, a Taranto o a Gioia Tauro? come la mettiamo? Problema nostro, non di Hutchison Whampoa.
Guarda caso: solo le RETI LOGISTICHE basate su tecnologie avanzate ICT, adatte a pianificare, gestire e risolvere il problema dei vuoti su scala globale, possono aiutarci a sopravvivere in un mondo intermodale e globalizzato, in presenza di una strategia cinese che è ancora molto antica, ma che ci frega tutti....Oggi loro non lavorano "on demand", ma sul mercato di massa, producono ai costi che sappiamo e ci inondano i magazzini di merci...altro che i miti del just-in time delle nostre scuole di Business management! Allegri, tra un po' (10-20 anni), se la classe operaia cinese "si ribella" e la crisi dei consumi prosegue in Occidente, le cose si ribaltano...nel frattempo conviene allearsi con Mr LI per mandargli dal mediterraneo (del Nord) i prodotti desiderati dai suoi nuovi ricchi concittadini.

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13 set 2006

La questione Larga Banda al Sud, alla luce del possibile scorporo della rete d'accesso

A maggio scorso l'associazione dei Providers - e quindi Stefano Quintarelli non può dimenticarlo - si è stabilito di lavorare di comune intesa tra gli ISP italiani e l'agenzia (tutto-fare) di Sviluppo Italia per la diffusione di infrastrutture e servizi di Larga banda al Sud. Salutai con grande piacere la notizia, anche perchè la societarizzazione dei nuovi km di fibra ottica "deposti" nelle Regioni meridionali (tipicamente da gestire con modelli di business "ancora" da inventare tra le diverse Regioni e gli Enti Locali) apriva la strada, in questo modo, ad un mercato concorrenziale di utilizzo di un'infrastruttura "neutra" da parte di possibili nuovi operatori (di trasporto, ma soprattutto - a mio avviso - di erogazione di servizi MoIP).
L'ipotesi di cablaggio ottico anti-digital divide al Sud era peraltro supportata (inaspettatamente per me, confesso!)dall'idea (buona) di investire anche in apparati attivi e possibilmente anche nella predisposizione di backahaul wireless (con tanto di stazioni radio base già predisposte al wimax).
Ciò che dico è supportato da delibere della Regione Puglia e dall'accordo tra la stessa Infratel e i 14 Comuni del Nord Barese per estendere e articolare il programma di Larga Banda nell'area (vastissima) del cosiddetto PIT 2 (PIT sta per Programma Integrato Territoriale).
L'accordo annunciato con AIIP a maggio e la disponibilità a discutere/progettare, insieme tra Infratel e Comuni, anelli ottici territoriali che potessero alimentare anche la banda IP per nuove "reti magliate" wireless, mi fece cambiare opinione su ciò che prima consideravo uno sciagurato caso di "sovietismo" dirigista (di impronta statalistica più vicina al centrodestra!), uno spreco di denaro pubblico (c'è tanta fibra di Telecom che basta e avanza, anche da noi!) e, tutto sommato, un modo per aprire il mercato "endogeno" dei servizi e dei contenuti digitali.
Abbiamo quindi un piccolo caso (o grande, scegliete voi!)di incubazione di una possibile agenzia "pubblica" delle reti. Resta ovviamente tutto da vedere non solo sulla proprietà finale delle nuove reti, ma soprattutto sugli oneri della gestione e manutenzione e, alla fine, sulle capacità tecniche di sfruttarla e valorizzarla.
ALLA LUCE DI QUANTO AVVIENE A TELECOM, TRA SORPRESE E INDIGNAZIONI VARIE, VORREI AUSPICARE CHE SE NE DISCUTA IN MODO APERTO E TRASPARENTE. C'è o no una linea di "scorporo rete d'accesso" già attiva in Italia?
Il programma Larga Banda al Sud, sia pure a fatica va avanti, e in 7/8 regioni sono stati stipulati contratti (fino a tutto il 2008) per "superare" il digital divide meridionale e si scaverà un bel po' (alla Keynes? scavare buche e poi riempirle e basta?)
QUESTO E' UN DATO INEQUIVOCABILE, QUALUNQUE COSA SI DECIDA DI FARE, con il nuovo governo, DI SVILUPPO ITALIA, e della Infratel in particolare!
In attesa che qualcuno batta un colpo ( e non dubito che i ministri Nicolais e Lanzillotta siano già al lavoro, sui possibili nuovi Piani regionali della Larga Banda) mi viene da chiedere:

a) questa linea presunta "STATALISTA/regionalista" è davvero così nefasta o inefficace?

b) se si farà lo scorporo della rete d'accesso di Telecom (generalmente da tutti ben visto, a parte la questione TIM) è proprio necessario che lo Stato o il Pubblico la ricomprino a caro prezzo? RIPETO, anche al prof. Padoan che ne scrive preoccupato sul Corsera di oggi: IL MODELLO OPENREACH IN UK STA A DIMOSTRARE CHE SI PUO' NON RITORNARE ALL'IRI O AD UNA NUOVA MOSTRUOSA E INGESSATA AGENZIA PUBBLICA TOTALITARIA, PER DI PIU' INCAPACE DI FARE INNOVAZIONE PER LA RETE DI NUOVA GENERAZIONE.

c)per rimediare agli errori del passato bisognerebbe invece, a maggior ragione, fare l'OFCOM italiana. Ma è davvero impossibile? Saremo sempre bloccati dalle questioni TV (antiche, ormai) di RAI-MEDIASET?

Insomma: c'è anche una questione Sud in questo discorso sul futuro delle telecom! Dico agli amici residenti in Padania che in quasi tutte le zone industriali pugliesi (ma anche lucane e calabresi) non c'è l'ADSL anche se le centrali hanno i moduli DSLAM, che alla ricchezza delle dorsali esistenti fa da contraltare una perenne penuria di apparati attivi e di centrali intelligenti, e che la visione del wi-fi come "panacea per le zone rurali e montane" sarebbe la vera cura, INVECE, per i numerosi centri urbani della mia Regione!
Il Mezzogiorno è ancora "un paese in via di sviluppo", cui la mano pubblica, come in tutti i PVS del mondo, DEVE DARE risposte. Telecom Italia non le ha date in passato, ma la domanda e la fame di Larga Banda esiste, ed è una pre-condizione per impiegare al meglio i fondi strutturali depredati in passato.Non voglio neanche io una nuova IRI o una nuova Infratel per il Sud, chiedo soltanto che si facciano le Partnership Pubblico-Private per mettere il Sud nelle condizioni di correre, con la regolazione pubblica intelligente delle scarse risorse finanziarie disponibili.
Bisogna fare con la Larga Banda come per l'Acqua.............

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11 set 2006

Alice delle Meraviglie in Telecom e l'esperienza inglese di Open Reach

Non sbagliavo ieri a prevedere un bel po' di confusione dopo il CdA Telecom. Nulla è compiuto, tutto è in movimento...E' vero, ma l'11 settembre c'è stato, eccome! Ma forse all'incontrario?! Mi meraviglio, ma vedo che già molti esperti vogliono credere davvero al fumo negli occhi che Tronchetti Provera sparge con le sue slides, quando parla dell'ultimo miglio.
La "riorganizzazione" di Telecom passa dallo scorporo (futura vendita) del Mobile (TIM) e dalla simultanea creazione di una società per l'ULTIMO MIGLIO. Ci sarebbe da fare salti di goia, allora?
Avremo anche noi un'OPEN REACH con 30.000 persone, come da gennaio capita nel Regno Unito? Anche i pulmini di BT sono stati riverniciati in grande fretta, le insegne lì sono separate DAVVERO! E le cose pare che funzionino.
Sono pronto a confessare di non aver capito mai nulla delle TLC italiane se succede anche da noi.
Tronchetti dice perfino di più:
The creation of a separate company which includes the access
network and the related wholesale services will make the
transactions between access and retail units fully transparent


e addirittura:

Telecom Italia will also ask the Italian regulator to adapt all its
other decisions to the new, more competitive environment and
face a reduced regulatory burden


Naturalmente tutto questo per fare la nuova MEDIA COMPANY "ALICE" in condizioni di piena competitività con tutti gli altri operatori...Mi chiedo: sarà ALICE nel paese delle meraviglie?
Riepilogo: Tronchetti è un capitalista serio, pensa a sanare i debiti e a salvaguardare il valore della Pirelli; quindi, a malincuore, si appresta a vendere TIM ai Debenedetti o agli spagnoli (dopo aver giurato soltanto un anno fa che era strategico tenere insieme fisso e mobile), ci regala la liberalizzazione all'inglese (del wireless neanche gliene frega niente)pur di venderci i pacchetti SKY e il calcio sui decoder IP-TV(ALICE e non solo!). Ma sì, a queste condizioni ci stiamo tutti. I sindacati dovrebbero fare uno sciopero alla rovescia e chiedere ai De Benedetti di fare un "piccolo" sforzo nazionalista, tanto i posti di lavoro TIM non si perdono comunque....
E' TELECOM che chiede alle Autorità Regolamentari di capire in fretta l'opportunità di queste scelte strategiche e di avallare il piano di questo 11 settembre alla rovescia.
Ma allora io lo prenderei in parola! Open Reach esiste, SEPARATA, da British Telecom perchè lì c'è l'OFCOM (appena un po' più robusta della nostra AGCOM), ed una piccola entità di controllo che si chiama EAB - Equality of Access Board, che, a quanto pare fa sul serio...ed ha i mezzi e le capacità per fare il cane da guardia della LIBERTA'.

CREDO DAVVERO CHE NON CI CAPIREMO NULLA PER I PROSSIMI 6 MESI A MENO CHE TRONCHETTI NON CI NASCONDA ALTRE CONDIZIONI PER AVVERARE QUESTO BEL PAESE DI BENGODI......

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10 set 2006

L'11 settembre di Telecom Italia

Si tratta di attendere il pomeriggio di domani, 11 settembre, più o meno alla stessa ora del tragico impatto di cinque anni fa.....Il CDA di Telecom Italia in serata ci farà sapere come vorrà diventare una Media Company, ri- scorporare TIM, vendendola agli spagnoli di Telefonica, e sposarsi con Murdoch! Sono proprio curioso di vedere le quotazioni di Borsa in tempo reale a partire da domattina. La Pirelli, potete scommetterci, volerà alto!!!!!La CIA e l'FBI fallirono 5 anni fa a intercettare i dirottatori; ma in questa occasione TUTTO E' GIA' ANNUNCIATO da mesi! Qundi la catastrofe sarebbe stata teoricamente evitabile, ma ciò riguarda essenzialmente il Governo Italiano, che però da mesi ha dimenticato la golden share e ha "liberisticamente" annunciato che la Cassa Depositi e Prestiti non ha mai concepito un piano di intervento nella Rete Fissa di Telecom Italia.
Certo, il BUBBONE TELECOM doveva essere inciso prima o poi. La montagna di debiti contratti dai capitalisti nostrani, sempre senza denari, andava smaltita, per non continuare a pesare sull'azienda stessa. La convergenza mediale sulla larga banda IP non è più un sogno tecnologico, ma una realtà cogente del mercato e quindi bisognava farci i conti....Ma fare accordi con Murdoch l'invasore, privarsi dei gioielli industriali nazionali (dopo aver già dato l'OMNITEL a Vodafone) e andare al buio verso una RETE FISSA A LARGA BANDA di esclusiva proprietà di Telecom, e senza regole neutrali d'accesso, non è una mezza catastrofe al buio?
Vedremo cosa accade, ormai manca poco!
Ma nessuno venga a dirci, qualunque strategia esca dal Tronchetto - come dice Grillo - che l'affare Telecom è una questione di liberi accordi industriali nei quali il Pubblico non può metter becco!

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9 set 2006

Oltre la Fiera dei Luoghi Comuni.


Poche cose sono ad alto rischio di retorica, per un cittadino barese, come le inaugurazioni della Fiera del Levante: uno spettacolo rituale di buone intenzioni (sempre a rischio) e di autocelebrazioni imbarazzanti.A parte l'ascolto del Presidente del Consiglio, contano tantissimo le istanze che i politici locali rivolgono al Governo, nella giornata inaugurale.
Nichi Vendola, che pure avrebbe potuto liricamente cadere nella solita trappola della Porta d'Oriente e del Mediterraneo Mare di Pace, ha fatto oggi un discorso, come al solito bellissimo, ma straordinariamente concreto. Appassionato dalle terribili vicende umane di questi giorni nel Tavoliere ( come pochi leader politici sanno fare), non ha dimenticato il neoschiavismo degli immigrati, ma, in generale, ha tenuto un discorso molto ben centrato sulla verità della situazione regionale: in bilico tra una possibile imminente catastrofe economico-sociale e una speranza (finalmente credibile) di cambiamento e di futuro, articolata su fatti e misure concrete (a partire dalle infrastrutture).
Il Presidente ha offerto una sponda eccellente al successivo discorso di Prodi: credo che finalmente Vendola sia entrato in partita davvero, è stato preciso e decisivo sulle infrastrutture e sull'innovazione come mai mi era capitato di sentire da lui. E per fortuna le dispute sui rigassificatori sono rimaste sullo sfondo, dato che solo qualche giorno fa ha minacciato le dimissioni (cosa per me inspiegabile, ma perchè mai un rigassificatore dovrebbe fare "boom"? a Brindisi o dovunque?). Meno male che si punta a eolico-solare,e soprattutto sull'idrogeno.
Devo dire che Prodi, dopo di lui, è andato in cattedra ed ha spiegato ancora una volta cosa significa fare del Mezzogiorno la piattaforma centrale dell'interscambio Europa-Asia e quale ruolo decisivo abbiano i porti pugliesi. Certamente Taranto, ma anche Bari e Brindisi, vista l'enfasi che ritorna sul Corridoio VIII. Insomma, l'aria nuova si sente, pur con tutte le difficoltà, e per la prima volta si spera che l'asse omogeneo, politicamente, tra Roma e Bari possa fare la differenza.
Alla condizione che la "piccola" classe politica della coalizione, fatte le solite eccezioni, sia all'altezza di Nichi Vendola e Romano Prodi, e che quindi la smetta di litigare su nomine e poltrone, sulla miseria del sottogoverno quotidiano e si metta a lavorare (o far lavorare) chi ha voglia ed entusiasmo per cambiare davvero.
Prodi ha detto chiaramente che dopo la prima fase positiva dei Porti mediterranei, stiamo perdendo la competizione con la Spagna, e che dobbiamo vincere la "terza fase". Credo di sapere cosa intenda, e ne riparlerò diffusamente anche su questo blog, ma Prodi e i suoi ministri devono consentire rapidamente di MUOVERE i finanziamenti (perfino comunitari, non nazionali) per opere e servizi bloccati dalle Finanziarie di quel genio di Tremonti fin da fine 2004! Da cui discende l'assurdo dell'impossibilità di spendere un solo euro dei tanti fondi di investimento bloccati nei Porti (di tutta Italia), all'insegna del tetto di spesa sciagurato del 2%.

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7 set 2006

MISTEGOV, Libri Bianchi e Giochi delle 3 Carte

Stefano Quintarelli, che poi è il Presidente AIIP, riassume bene i giochi in corso su Telecom Italia. Purtroppo questo è un paese in cui bisogna dar molto credito a Dagospia. Mi chiedo se gli amici che si riuniscono a Caorle per trarre il MISTEGOV dalle sue nebbie esoteriche, festeggiando il IV Libro Bianco sull'Innovazione della Margherita, vogliano anche andare fino in fondo, magari con Gentiloni, sulla questione ancora più misteriosa (negata, contraddetta, sotterranea, oggetto di "gossip" più o meno salottieri) della proprietà e neutralità della rete pubblica di telecomunicazioni a Larga Banda, nel cui controllo rischiamo di avere Murdoch da un giorno all'altro, mentre noi tutti, anime belle dell'innovazione digitale, ci interroghiamo su un futuro aperto, quando questo, oggi, è seriamente minacciato da vere invasioni barbariche...La trasparenza verso gli azionisti, oltre che verso la Comunità Finanziaria, non impone forse a TUTTE LE AUTORITA' regolamentari e politiche di stanare gli inciuci, NEL MENTRE SI FANNO? Il massimo del liberismo capitalista richiede in genere regole certe e invalicabili, si tratta appunto di diventare normali anche qui in Italia, mica di fare la rivoluzione! L'Antitrust interviene sempre dopo le frittate, la POLITICA regola a priori.....Meditate gente, meditate! W la libertà di mercato, ma W anche un programma politico chiaro e trasparente che su tali materie, senza reticenze, decide e regola!

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5 set 2006

Tango e FantaEgov

Ho letto una bella storia di tango questa estate. Incredibile!, il tango "parla" (letteralmente!) in questo racconto tra Buenos Aires e Parigi. Mi son dovuto rileggere Borges, dopo, per verificare che la Osorio non mi contasse balle.Invece la storia del tango è tutta vera, accattivante e "pedagogica" perfino!
Nell'occasione ho ritrovato su YOU TUBE dei video imperdibili e "storici" di milonghe originali, assieme ad una spettacolare Mina con Astor Piazzolla, chissà come caricato lì da qualche misteriosa teca RAI.

Perchè tiro fuori la storia del tango, in mezzo ai miei soliloqui digitali? Lo spunto viene da CST, un simpatico blogger, evidentemente appassionato di tango che ha lanciato qualche tempo fa un campionato di FANTA-EGOV.
CST mi ha postato un commento su Reti e Larghe Bande, sono andato a vedere...e mi sono divertito un sacco a scoprire il concorso.
Tra CONFRATERNITE DEL SPC e FANTAMMINISTRAZIONI alla ricerca della POSTA ERMETICA CERTIFICATA ho scoperto di condividere lo stesso "mood" su tante cose digitali...sulle quali conviene appunto sorridere e ballarci su!
Il tango però è passione vera, amore e morte, non si scherza con questo ballo!
Come colonna sonora del fanta-egov buono che verrà proporrei una pizzica tarantata, intermezzata da riposanti e melodici lisci....

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4 set 2006

IV LIBRO BIANCO sull'Innovazione DALL'ICT

Bene! E' uscito il IV Libro Bianco della Margherita, dall'Osservatorio ICT dello stesso partito.
Io che sono uno che viene dal grande PCI, e proprio per questo, appartengo a una tradizione politica intelligente, capace di guardare oltre l'appartenenza al futuro del paese, fingendo un po' ipocritamente che il nuovo Partito Democratico sia davvero dietro l'angolo, me ne congratulo e mi ci riconosco al 95%.
Dalla mia prima lettura deduco che molta della "verve" polemica degli altri precedenti Libri Bianchi cede il passo alla mediazione politica "governativa".
Era prevedibile. Non mi dolgo di questo! Condivido le priorità indicate, che sono nel solco dei precedenti indirizzi forti sulla Larga Banda e sulla centralità dei Contenuti Digitali. Questo documento parla molto di strumenti e non di singoli atti concreti: si vedrà....certo gli strumenti della partecipazione e del confronto tra Stato e Autonomie sono importanti, ma si deve ben capire il programma dei "100 giorni", altrimenti ci si avviterà in un dibattito senza fine.
Ciò detto, due cose: la prima sul concetto della neutralità della Rete, la seconda sui Piani per la Larga Banda.

Non mi convince il ragionamento sulla neutralità della rete, che rifiuta in modo esplicito il modello inglese (indicato come "difficilmente applicabile")

Esiste una concezione “pura” della neutralità della rete in base alla quale i dati in
transito non devono essere gestiti in alcun modo,l’attività deve essere di mero trasporto. Concezioni più evolute (che condividiamo) arrivano a considerare gli
elementi della QoS (Quality of Service), il livello di servizio per il quale ciascun utente paga un prezzo diverso. La rete deve, in base a tali concezioni,rispettare, in maniera neutra, i livelli di QoS per cui ciascuno ha pagato: se si paga una tariffa base il servizio deve essere base; se si paga, per la medesima banda, un supplemento, il provider deve specificare chiaramente a cosa tale supplemento corrisponde in termini di QoS. Ciò significa applicare trasparenza sulla gestione che si applica. Senza tale regolamentazione, anche prevedere un’infrastruttura di base di connettività a banda larga “all’inglese” sarebbe inutile.


Così la strada all'editore Telecom Italia è più aperta che mai, bisognerebbe essere molto più chiari sulle asimmetrie da introdurre nel nascente mercato IPTV. C'è da studiare più a fondo l'esprienza OFCOM! Senza farsi prendere dal panico di assestare qualche colpo a mamma Telecom (lo si fa per il suo bene alla fine!).

Seconda questione: cosa sono i piani regionali per la Larga Banda? Mi fa piacere, ancora una volta, apprendere che sono allo studio del Governo e delle Regioni. Ma di che si tratta, concretamente? Quando il sipario si alzerà troveremo ancora, al Sud, la Infratel? Vogliamo creare o no un mercato nuovo di ISP e WISP che puntino, oltre al servizio di trasporto, a fare ALMENO un po' di IP-TV (o di servizi multimediali) su Reti di accesso a Larga banda? Non mi sembra ancora chiaro l'approccio.....anche perchè Paolo Zocchi scrive sul suo blog, a proposito delle esperienze territoriali:

E’ però altrettanto fondamentale che questo approccio non lasci poi aperta la strada alla proliferazione dei “sotto-approcci”, che sia, in modo aperto, rispondente ad una regia e ad alcuni basilari indirizzi di fondo che ne garantiscano l’armonizzazione a livello nazionale. In altri termini autonomia nella scelta del meccanismo di innovazione nel quadro di una tutela e di un supporto garantito da una forte capacità di regia e di indirizzo che fino ad oggi è mancata e che, da ora, il Governo centrale dovrà fornire.
Il nostro intento è dunque quello di dare corpo agli strumenti per ridare ai processi di innovazione quella regia che sino ad oggi è sembrata mancare. E per fare questo abbiamo bisogno essenzialmente di due elementi molto concreti, ovvero la continua concertazione intergovernativa e il lavoro della Commissione Permanente sull’Innovazione Tecnologica nelle Regioni e negli Enti Locali, prevista dal Codice dell’Amministrazione Digitale e operativa a partire da Luglio 2006, un luogo di concertazione con le Regione e gli Enti Locali che dovrà assicurare l’indirizzo e la regia dell’innovazione tecnologica che oggi, sempre di più, vede protagonisti i territori.


D'accordo Paolo! La concertazione è importantissima, ma cerchiamo di capire come spingere ancora le iniziative sub-regionali (tipo Firenze wireless) senza far metter le braghe al mondo da nuovi regolatori "neo-centralisti". Il rischio è che ci siano troppe regole imposte da enti di Programmazione (e non di Gestione) come le Regioni, oltre quelle già forti del Codice delle Comunicazioni. In fondo sto ancora cercando di capire cosa succede della Larga Banda Infratel in Puglia E NON SOLO!

Insomma c'è da lavorarci non poco!

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